Dal femminicidio all’aborto, fino alla guerra: tanti i temi al centro della giornata internazionale
MODENA – Dal femminicidio al diritto all’aborto, fino alla guerra: è un otto marzo carico di temi e anche di controversie, anche a Modena, dove raccoglie poco entusiasmo l’annuncio di pene più severe per la violenza di genere da parte della ministra Roccella. Accanto ai simboli consueti – spesso equivocati, non carinerie ma metafore di una lotta che persiste – finisce tanto altro dentro all’Otto Marzo. Ci finiscono, ad esempio, i venti di guerra e di riarmo, che con la parità di genere e i diritti della donna hanno a che fare nella misura in cui sono simboli di un mondo che riscopre vecchie paure, vecchie prevaricazioni, vecchi pregiudizi. Anche per questo non viene accolto con un applauso l’annuncio di pene più aspre per il femminicidio, lo stalking e il revenge porn da parte della ministra per le pari opportunità Eugenia Maria Roccella: un approccio guerresco al tema della violenza che può essere parte della soluzione, spiegano, solo marginalmente. “Serve cultura, soprattutto affettiva, ma il Governo non sembra intenzionato a fare un cambio di passo su questo aspetto”: questo lo spunto polemico del sindaco Massimo Mezzetti.
In piazza Non Una di Meno porta le prevaricazioni di ogni genere, trans-femministe. C’è tanto nelle piazze: anche politica, e dunque divisioni. A un tratto compaiono, davanti ai tavoli dell’UDI carichi di mimose, due predicatori antiabortisti, in totale contraltare con la manifestazione in corso in Piazza Grande a pochi metri di distanza. Chi li vede e li ascolta minimizza, ma tornano in mente episodi giudicati gravi dal sindaco e dalla giunta, come quello della manifestazione permanente davanti al Policlinico.