Interrogatorio di garanzia per il giovane arrestato con l’accusa di avere violentato una donna lungo la ciclabile. Il ragazzo ha risposto alle domande dei magistrati. La difesa chiede gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
MODENA – “Non so cosa mi ha preso, ho fatto una cosa terribile”, così ha detto al pubblico ministero e al giudice durante l’interrogatorio di garanzia in carcere il 19enne di origine marocchina accusato della brutale aggressione e violenza sessuale ai danni di una 50enne avvenuta il 19 agosto scorso sulla pista ciclabile Vivinatura di San Damaso. Il giovane assistito dall’avvocato Francesca Corsi del foro di Reggio Emilia, ha risposto alle domande del giudice. Ha spiegato di avere agito come in preda ad un raptus, di non avere mai visto prima di quel giorno la vittima, di come, subito dopo abbia preso coscienza di quello che aveva fatto, di avere pianto e di non aver dormito per giorni, “perché – ha detto durante l’interrogatorio – quella donna poteva essere mia madre o mia sorella” Il legale ha chiesto per il 19enne la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Mentre la giustizia ha cominciato il suo corso rimane la certezza di un episodio sconvolgente, avvenuto in pieno giorno, un agguato in pena regola. La donna, che percorreva il sentiero come faceva spesso in biciletta, è stata fatta cadere, trascinata dietro un cespuglio, legata con una corda e violentata. La squadra mobile dopo accurate indagini ha individuato l’aggressore, studente presso un istituto di Bologna, senza precedenti, una vita apparentemente normale insieme ai genitori e ai fratelli con cui vive a Castelfranco Emilia.