Emergono nuovi particolari nel processo al carabiniere imputato per omissione di atti di ufficio per una denuncia di Gabriela Trandafir non raccolta nel luglio 2022. Anche la figlia pochi mesi dopo denunciò il padre ma la denuncia venne trasmessa in procura più di un mese dopo.
MODENA – Emergono nuovi particolari sul processo a carico del carabiniere imputato per non aver raccolto una denuncia di Gabriela Trandafir nel luglio del 2021, che verrà poi uccisa da Salvatore Montefusco insieme alla figlia un anno dopo. Anche la figlia della donna Renata infatti aveva sporto denuncia allo stesso carabiniere e nella stessa tenenza il 29 novembre 2021 per denunciare il patrigno Salvatore Montefusco, chiedendo di allontanarlo per maltrattamenti. Una denuncia con codice rosso che fu acquisita dalla Procura di Modena solo più di un mese dopo: il 4 gennaio 2022. “Aveva una condotta pessima nei nostri confronti, ci umiliava in pubblico, ci diceva vi farò pagare il conto ad entrambe”. Questi alcuni passaggi del disperato racconto di Renata Trandafir, 22 anni. “Da luglio (ovvero da quando era venuto a conoscenza che la madre lo aveva denunciato) ha smesso di pagare i miei studi universitari e io ho dovuto lasciare l’università. Poi si rivolge a me con epiteti pesanti, come morta di fame, zingara..” – raccontava Renata al Carabiniere oggi imputato per i fatti di luglio 2021, quando non raccolse la denuncia di Gabriela Trandafir, dicendole di tornare il giorno dopo. Il luogotenente andrà a processo con giudizio immediato, su richiesta della difesa, con udienza fissata il 20 gennaio. “In questa vicenda ovunque si posi lo sguardo si nota una avvilente desolazione. Si dice ovunque di spronare le donne a fare denuncia, lo Stato nel 2019 ha introdotto il Codice Rosso…. ma poi che succede?” – ha commentato l’avvocato difensore della famiglia delle vittime Barbara Iannuccelli. Su questi nuovi atti che emergono a carico del Carabiniere interviene anche Cosimo Zaccaria, avvocato difensore del militare, che sostiene che “quanto riferito non attiene alla condotta del nostro assistito, parlando di una mediaticizzazione del presente processo che sta portando enormi danni al nostro assistito” – ha aggiunto l’avvocato.