Il Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche attribuisce alla mancata manutenzione da parte di Aipo la causa dell’alluvione di Nonantola del 2020 e impone i risarcimenti alle famiglie che avevano fatto ricorso
NONANTOLA (Modena) – L’argine del Panaro cedette per la mancata manutenzione da parte di Aipo. E’ la conclusione del Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche presso la Corte d’appello di Firenze per l’alluvione che sommerse Nonantola nel dicembre del 2020 causando danni devastanti. A cinque anni da quei fatti i giudici si sono pronunciati dopo i ricorsi di diverse famiglie residenti nella zona colpita, imponendo alla Regione Emilia Romagna e ad Aipo i primi risarcimenti. “L’argine è collassato – si legge nel documento – quando lo stato del Panaro registrava un livello ben al di sotto della quota sommitale, tra un metro e 30 cm e un metro e 40 centimetri”. Non si è trattato precisano ancora i giudici – di un collasso dovuto alla piena di un fiume prossimo alla tracimazione, ma la causa va ricercata in un “difetto di manutenzione reiterata, al punto – si legge nel documento – di compromettere del tutto la funzionalità dell’opera”. Su tutto questo hanno pesato secondo i giudici anche difetti nella realizzazione dell’argine, difetti che si sono aggravati nel tempo. “Alterazioni, manomissioni e danneggiamenti fatali accaduti tra l’ultimo ciclo di manutenzione e il momento del collasso”. Tra le concause vengono elencati anche i danni causati dalle tane scavate dagli animali. Il 6 dicembre del 2020 a causa di una falla nell’argine tra Nonantola e Castelfranco Emilia le acque del Panaro inondarono Nonantola e le zone circostanti. Decine di persone evacuate, case, negozi, attività, automobili e terreni sommersi dall’acqua. Ora per le prime quattro famiglie rappresentate dall’avvocato Stefano Calzolari, sono in arrivo i risarcimenti da parte di Aipo e della Regione, risarcimenti patrimoniali e anche non patrimoniali a causa dello stress emotivo subito