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Morto Frank Gehry, firmò il progetto di porta Sant’Agostino. VIDEO


Si è spento all’età di 96 anni l’archistar Frank Gehry, celebre a Modena per il progetto di una nuova porta Sant’Agostino, poi bocciato dalla Soprintendenza.

SANTA MONICA (California) – Costruiva decostruendo. Si è spento all’età di 96 anni uno dei più grandi e rivoluzionari architetti del secondo Novecento, Frank Gehry. Fra i suoi progetti più famosi spiccano il
Guggenheim Museum di Bilbao, l’Experience Music Project di Seattle, la Walt Disney Concert Hall di Los
Angeles, la Fondazione Vuitton a Parigi. Un nome che riporta però anche a Modena, al 1997.
La città, allora guidata dal sindaco Giuliano Barbolini, propose all’architetto di immaginare una nuova
porta di Sant’Agostino (quella originaria venne demolita tra il 1912 ed il 1913). Qui le immagini di un sopralluogo effettuato da un suo collaboratore per immaginare un ingresso Monumentale alla città. Il disegno concepito proponeva di situare due torri alte 28 metri e con forma curva in traliccio d’acciaio, collegate da uno schermo avvolgibile per proiezioni. Il progetto, però, rimase solo sulla carta: la Soprintendenza espresse parere negativo, considerandolo troppo “aggressivo” per il contesto; si scatenarono anche i comitati e le opposizioni; nel 2000 l’idea venne accantonata definitivamente. “Contesto impossibile per lavorare, situazione inaccettabile”, scrisse Gehry al sindaco, “andandosene senza nemmeno poter sbattere la porta” come scrisse allora il giornalista Michele Smargiassi. Modena rimase così orfana di un’opera con voleva affacciarsi all’architettura contemporanea e dovette aspettare qualche anno prima di riavvicinare architetti importanti. Se fino ad allora figuravano solo una banca di Giò Ponti ed il cimitero di Aldo Rossi, va a Jan Kaplicky la firma del progetto del MEF, Museo Casa natale Enzo Ferrari. Quasi contestualmente, a Gae Aulenti si chiese di trasformare l’ex Sant’Agostino in un nuovo polo culturale multifunzionale chiamato AGO Modena. Anche qui le due altissime torri trasparenti pensate invece per conservare i libri delle biblioteche Estense e Poletti fecero clamore. Alla fine Giunta comunale e Fondazione di Modena, cambiarono approccio e, di conseguenza, progetto architettonico: affidandosi agli architetti Carlo Ratti e Italo Rota che, in un qualche modo, reinterpretano il sogno di Gehry in chiave contemporanea. Una piccola soddisfazione, forse, per l’architetto canadese, che per Modena aveva visto troppo avanti.


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