In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, l’ex capitano del Como torna sull’aggressione del 2000, costata la carriera al centrocampista del Modena. “Ero giovane, impulsivo e immaturo. Quel gesto resta dentro di me”.
MODENA – Certe ferite sembrano chiuse, ma solo in apparenza. Perché poi basta una parola per riaprire improvvisamente la cicatrice e ricordare a tutti che il dolore non passa e non passerà. Con un’intervista alla Gazzetta dello Sport, inattesa e sorprendente per tempi e modi, Massimiliano Ferrigno, ex capitano del Como oggi responsabile marketing del Treviso Basket, è tornato a parlare dell’aggressione con cui chiuse la carriera e rischiò di chiudere anche la vita di Francesco Bertolotti. Era il 19 novembre 2000 e il Modena aveva appena perso per 1-0 il big match del girone A di Serie C1 sul campo del Como. Nel secondo tempo, Ferrigno venne espulso per fallo di reazione su Bertolotti. Nel post gara, Ferrigno, rinfacciando a Bertolotti una sceneggiata costatagli l’espulsione, colpì il centrocampista del Modena provocando una caduta rovinosa, in cui Bertolotti sbattè violentemente la testa a terra. Due giorni di coma, un delicatissimo intervento all’ospedale di Lecco, la fine immediata della carriera di calciatore, una scia di veleni che mai si è placata del tutto. A livello penale, Ferrigno venne condannato a 10 mesi con la condizionale mentre nel civile patteggiò un risarcimento danni da mezzo milione di euro. Ora l’intervista e le scuse, più convinte di quelle dell’epoca. Concetto ripreso e ribadito oggi con più argomenti: “voglio esprimere il mio più sincero rammarico – ha detto nell’intervista alla Gazzetta dello Sport Ferrigno – Ho sbagliato, ho condizionato l’esistenza di Bertolotti e dei suoi figli. Ero giovane, immaturo e impulsivo e provocai tanto dolore a Francesco e ai suoi cari. Quel gesto lo porto dentro di me ogni giorno. Mi piacerebbe incontrare Bertolotti, se lo vorrà io ci sarò ma deve decidere lui”. Difficile credere che l’ex centrocampista gialloblu sia disposto ad accettare: certe ferite non si cancellano.