La famiglia delle due donne uccise da Salvatore Montefusco a fucilate nel giugno del 2022 si è affidata ad un nuovo legale, dopo il mancato ergastolo all’uomo, condannato a 30 anni di reclusione. Si tratta di Barbara Iannuccelli, che ha già annunciato l’appello, sottolineando la gravità di non aver riconosciuto le aggravanti e la premeditazione.
MODENA – A due mesi di distanza dalla sentenza che ha condannato a 30 anni di carcere Salvatore Montefusco, imprenditore edile in pensione di 71 anni, che il 13 giugno 2022 imbracciò un fucile e uccise la moglie Gabriela Trandafir, 47 anni, e la figlia di lei, Renata, di 22 la famiglia delle due donne si è affidata ad un nuovo legale, la bolognese Barbara Iannuccelli, da tempo impegnata in importanti processi legati a femminicidi e violenza di genere.
La sorella di Gabriela, Elena Trandafir dal primo momento aveva detto che con dopo sentenza, che non aveva dato l’ergastolo a Montefusco e che aveva escluso le aggravanti, le donne erano state uccise una seconda volta. L’avvocato Iannuccelli che ha già annunciato l’appello, resta ora in attesa delle motivazioni, che saranno rese pubbliche il prossimo 9 gennaio. Intanto il legale ha affidato ai social una prima dichiarazione, sottolineando che l’8 settembre 2021 la Procura di Modena richiedeva l’archiviazione delle denunce di maltrattamenti presentate da Gabriela e il 13 giugno 2022 mamma e figlia venivano uccise a fucilate dall’ indagato.
“Mette i brividi leggere nella richiesta di archiviazione”, scrive Iannuccelli, che “l’indagato manifesta tratti di personalità aggressivi e irruenti; pur tuttavia il quadro fattuale corrisponde ad una conflittualita’ esasperata ma solo esteriore e verbale”. L’avvocato ricorda che Gabriela aveva presentato 11 denunce e che un investigatore la seguiva con GPS collocato sotto la macchina per poi concludere, che “allo Stato le donne interessano solo se muoiono”.