L’onere di emettere la ricetta si sposta spesso sugli specialisti, spesso in conflitto col medico di famiglia se la prescrizione avviene in libera professione
MODENA – L’incentivo ai medici di base per ridurre del 25% le prestazioni è stato il frutto “di una concertazione serrata” tra medici di base e azienda USL, assicurano i vertici territoriali della FIMMG, capofila di un plotone tuttavia non compatto, con le opposizioni di altri due sindacati minoritari – SNAMI e SMI – che una firma in calce all’accordo hanno deciso di non metterla. FIMMG nega l’intento di tagliare indiscriminatamente le prestazioni spesso fondamentali per i cittadini, puntando semmai a ridurre quelle ridondanti, routinarie o superflue. “Scrivere meno, scrivere meglio”, è questo il mantra dei favorevoli alla manovra, che giudicano necessario un riordino delle prescrizioni per evitare – come spiegato dal direttore generale dell’AUSL Mattia Altini – che troppi accessi non necessari ai servizi specialistici da parte di un utente finiscano per negarli a chi ha bisogno con urgenza. Al momento però il sistema ha ancora bisogno di una messa a punto: il primo effetto collaterale della stretta sulle prescrizioni da parte dei medici di base è la ricaduta della parte puramente burocratica – la stesura della ricetta appunto – sulle spalle dello specialista, e dunque non un aggravio in meno ma un aggravio ad altri; secondo, quando la prestazione specialistica viene consigliata da un medico in libera professione, questa spesso si scontra con la ritrosia o l’indisponibilità a emettere la ricetta da parte del medico di base, mettendo di fatto i pareri dei due professionisti uno contro l’altro. La procedura è in vigore ormai da alcuni mesi e ne serviranno altri per capire se funziona: in base al numero delle prestazioni erogate, certo, ma anche alle conseguenze sulla salute degli utenti.