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Il sacerdote modenese tra le vittime del Caso Paragon. Il cappellano della Ong Mediterranea è stato spiato al pari di altri attivisti e giornalisti.

MODENA – È il giorno della solidarietà per don Mattia Ferrari, il sacerdote cresciuto nella parrocchia di Formigine e nell’elenco delle persone spiate attraverso il software Paragon. Cappellano di bordo di Mediterranea Saving Humans, gli è stata notificata una minaccia nello stesso giorno in cui era stata riferita a Luca Casarini, capomissione e tra i fondatori della Ong stessa, che ha affermato che i servizi segreti italiani tengono monitorate le attività di Casarini e don Ferrari per quanto riguarda i soccorsi in mare e l’aiuto alle persone rinchiuse nei lager libici. A chiedere spiegazioni e atti concreti al Governo sono le opposizioni, con il Partito Democratico in testa. Ad avvisare Don Mattia di essere l’obiettivo di un attacco sostenuto da entità governative non meglio identificate è stata Meta. Il software infiltrato si chiama “graphite” ed è stato progettato e fornito dall’agenzia israeliana “Paragon solutions”. Altri casi, non soltanto in Italia, riguarderebbero secondo Mediterranea difensori dei diritti umani, attivisti e giornalisti. A esprimere solidarietà a don Mattia Ferrari è anche la Cgil di Modena. “Questa vicenda – scrive il sindacato – getta una luce oscura e cupa sull’Italia, sull’utilizzo distorto delle nuove tecnologie e su una vera e propria lotta sotterranea che i potenti di questo Paese e di tutto il mondo stanno incoraggiando contro chi mette al centro della propria azione uguaglianza, fraternità e rispetto della dignità delle persone”.

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