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Verrà scoperta sabato alle 11 la lapide sulla facciata dell’Accademia che definisce il Ducato Austriaco-Estense “uno degli antichi Stati che diedero vita al Regno d’Italia”. Per gli esperti di storia del Risorgimento, fu l’esatto contrario. E la polemica non si placa.

MODENA – Ci sono già cinque lapidi affisse all’esterno del Palazzo Ducale, tutte dedicate a momenti nei quali i modenesi si sono scrollati di dosso il gioco dell’oppressore: l’ultima è riferita alla Resistenza contro il nazifascismo, le altre quattro – a partire da quella che celebra la nascita del Tricolore, evento del 1797 recentemente rievocato – il Risorgimento appunto. Eppure, tra loro e lui – Ciro Menotti, fatto uccidere dal Duca Francesco IV nel 1831 – sta per comparire una strana sorella: la lapide che definisce il Ducato Austriaco-Estense “uno degli antichi Stati che diedero vita al Regno d’Italia”. Mariano Brandoli ama la storia dell’epoca, e certamente non sminuisce l’importanza della dominazione austriaca, ma trova inconcepibile associarla al processo di unificazione dell’Italia. Contro la libertà religiosa, la scuola pubblica, la monarchia costituzionale, tanto da far tornare Modena a concetti pre-feudali come quello per cui il figlio doveva fare il lavoro del padre, gli Estensi non furono, insiste Brandoli, in alcun modo fautori dell’Unità d’Italia. E ogni tentativo di riscrivere la storia è puramente politico.

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