Dopo il salvataggio di Holostem, le sperimentazioni modenesi sulle cellule staminali non sono più ripartite. Da ricercatori, pazienti e associazioni giunge in coro l’appello al Ministro Urso affinché le ricerche di avanguardia condotte a Modena vengano riattivate al più presto.
Alessandro ha quarant’anni, è stato un bambino-farfalla e oggi, grazie alle cure ricevute al Policlinico e alle ricerche svolte a Modena da Michele De Luca e Graziella Pellegrini, è un adulto-farfalla, che viene a Modena dalla provincia di Arezzo per ottenere cure, altrimenti, introvabili. E che forse un domani non troverà più neanche qua. C’era anche lui il 6 novembre del 2024 ad incontrare la Ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, nei locali del Centro di Medicina Rigenerativa di Modena; oggi è un altro Ministro a dover sbloccare l’impasse che dura da due anni, e a supporto del centro di ricerca Modenese, accanto all’associazione “Le Ali di Camilla”, interviene anche Marco Cappato, con un appello. La vicenda ruota attorno alla terapia cellulare Holoclar, che rigenera l’epitelio corneale e ha già permesso a centinaia di pazienti di recuperare la vista. Il problema di questi prodigi della tecnologia è che sono costosissimi e rivolti a pochi pazienti. Nel 2023 l’azienda produttrice, la Holostem, venne autorizzata dal Governo a passare nelle mani di Fondazione Enea Tech & Biomedical: un salvataggio provvidenziale, dal quale tuttavia non è ancora emersa una vera ripartenza – le sperimentazioni, alla Holostem, non sono ancora ripartite, i pazienti nel limbo, i ricercatori pure. E a nulla vale il provvidenziale salvataggio di una bambina giunta da Gaza, la cui epidermolisi bollosa poteva essere curata solo qua: un risultato di valore internazionale, e tuttavia non ancora sufficiente a riportare l’attenzione sull’edificio a scacchi colorati accanto al Campus di ingegneria.
