Controllavano tramite prestanome due società con sede a Mirandola e Carpi, infiltrandosi in appalti pubblici
MODENA – Tra precedenti per reati tributari e contro il patrimonio, senza contare le “continue frequentazioni” con persone vicine alla Camorra, un imprenditore campano ma modenese d’adozione aveva studiato un sistema per non figurare in alcun modo nelle imprese edili che di fatto controllava, evitando così la procedura di iscrizione alle “White List”. Uno stratagemma che ha funzionato, all’inizio, consentendo a due ditte sotto il suo controllo di ottenere altrettanti appalti pubblici in scuole di Ferrara e Reggio Emilia bisognose di adeguamento antisismico ed efficientamento energetico; poi però è intervenuta la Guardia di Finanza di Modena, che ha disposto per l’indagato le misure cautelari temendo che il reato potesse ripetersi. Non solo: nei guai assieme all’uomo sono finite altre due persone, tra queste sua moglie, che operava nella gestione dell’azienda in tutto e per tutto, dalla parte amministrativa a quella contabile e finanziaria, addirittura i rapporti con le banche – tanto che a un certo punto è stato inevitabile collegarla al marito pluricondannato. Le società controllate erano due, affidate a prestanome, una a Carpi e una a Mirandola; i reati ascritti ad esse vanno dal trasferimento fraudolento di valori al subappalto illecito, anche perché qualora il collegamento col padrone fosse stato acclarato, l’esclusione dalle “White List” sarebbe arrivata in un lampo. I fatti contestati alle due aziende ai tre indagati riguardano tutti il periodo compreso tra il 2020 e il 2023; lì in mezzo, nel 2022, il gruppo aveva tentato di infiltrarsi pure in un appalto pubblico a Modena ma la Prefettura si era accorta del mancato inserimento in “White List” bloccando tutto, e innescando l’indagine. Il modenese d’adozione è ora agli arresti domiciliari assieme alla moglie e al terzo indagato, mentre altre quattro persone risultano indagate a piede libero.