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Rivolta al Sant’Anna, un’altra richiesta di archiviazione

Nessuna tortura ai detenuti durante la rivolta al carcere del Sant’Anna dell’8 marzo 2020. La procura di Modena chiede per la seconda volta l’archiviazione del fascicolo a carico di circa 90 agenti della polizia penitenziaria

MODENA – Nessuna tortura, nessun reato. Per la seconda volta la Procura di Modena chiede l’archiviazione per i fatti accaduti durante la rivolta scoppiata l’8 marzo 2020 nel carcere Sant’Anna, a seguito della quale morirono nove detenuti. Per il procuratore Luca Masini e le pm Lucia De Santis e Francesca Graziano, non si ravvisano responsabilità per i circa novanta agenti della polizia penitenziaria indagati per tortura e lesioni dopo l’esposto di alcuni detenuti che dichiararono di avere subito pestaggi. Circa un anno fa il Gip Carolina Clò aveva rigettato una prima richiesta di archiviazione e aveva assegnato sei mesi di tempo per svolgere nuove indagini ma le conclusioni raggiunte ora dai magistrati sono sempre le stesse: la totale inattendibilità dei racconti fatti da chi ha denunciato e sostanzialmente l’assenza di reati dal momento che non è possibile accertare, affermano i pm, il nesso causale tra le lesioni dei detenuti e specifiche condotte illecite del personale della Penitenziaria. Secondo la Procura pertanto non é stato possibile ricostruire condotte finalizzate a infliggere acute sofferenze, traumi o trattamenti inumani o degradanti in quelle ore drammatiche durante le quali la polizia penitenziaria cercava di recuperare un istituto carcerario di fatto governato dai detenuti a seguito della sommossa e di ripristinare le più elementari norme di sicurezza. Il fascicolo sui morti é stato invece archiviato ma il caso è stato portato davanti alla Corte europea per i diritti dell’uomo che deve pronunciarsi.

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