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Se il Ministero dei Trasporti non darà il via al censimento, tutti gli “occhi” elettronici si spegneranno a metà ottobre

ROMA – Il “via” è stato dato formalmente lo scorso 28 marzo ma poi la procedura è rimasta ferma al semaforo: si tratta del cosiddetto censimento di autovelox e tutor, giudicato necessario dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per rimetterli in funzione, dopo che il Ministero stesso li aveva stoppati ritenendoli “non omologati”. Questione interna al Governo in teoria, dato che le autorizzazioni che il titolare dei trasporti Matteo Salvini ritiene “non valide” erano state fornite da un altro Ministero, quello dell’Interno. Eppure il cortocircuito è totale e per capirlo bene tocca fare un passo indietro: un anno prima che venisse lanciato il censimento dei velox, ossia nell’aprile del 2024, la Corte di Cassazione aveva cominciato ad annullare le multe effettuate proprio da quegli apparecchi che un Ministero riteneva legittimi, mentre l’altro no; la “pezza” veniva dunque applicata con undici mesi di ritardo, ma poi di nuovo dimenticata, fino ai proverbiali sgoccioli. Secondo il Codacons infatti serve un decreto del Ministero dei Trasporti entro due giorni, non oltre la mezzanotte di martedì 19 agosto, altrimenti i tempi per censire i macchinari mancheranno e, da metà ottobre, tutti i velox e i tutor di ogni genere installati in Italia dovranno essere spenti. Di che decreto si tratta? Semplicemente, di quello attuativo: i comuni in teoria sono pronti a fornire i dati dei propri apparecchi, ma il modulo necessario a dare comunicazione al Ministero ancora non esiste. E dato che il decreto dà ai comuni sessanta giorni di tempo, ecco fatto: se entro due giorni la procedura non parte i termini definiti con la sentenza della Cassazione verranno scavalcati da quelli della procedura, portando allo spegnimento generale. Ad oggi, se così fosse, cesserebbe di funzionare il 67,2% degli apparecchi installati, praticamente due su tre, lasciando le strade provinciali e statali in balia dei kilometri orari. E non è un caso se dall’inizio dell’anno in quasi tutte le zone d’Italia, inclusa la provincia di Modena, il bilancio dei sinistri su strada è stato pesante. Il tema politico dietro al cortocircuito è evidente: infatti se da un lato gli occhi elettronici che misurano la velocità sono preziosi perché impongono il rispetto dei limiti della strada, dall’altro sono odiati proprio per via delle multe che emettono. Chi si farà dunque carico della briga di riautorizzarli? Piantedosi, Salvini, oppure nessuno? Una prima risposta al dilemma è attesa entro martedì.

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