Sembra ad un punto di stallo l’indagine sulla scomparsa di Daniela, la 31enne avvistata per l’ultima volta a “Porta Aperta” due mesi fa. Intanto, dopo le ricerche dei RIS sull’auto e nella casa dello “sceriffo” l’avvocato torna a chiederne la scarcerazione.
MODENA – Nessun riscontro utile nell’automobile di Domenico Lanza, né tracce ematiche né oggetti chiaramente collegabili alla sparizione di Daniela Ruggi: insiste l’avvocato Fausto Gianelli, nel chiedere la scarcerazione del proprio assistito, coinvolto nella vicenda della 31enne di Montefiorino come persona informata dei fatti ma non riconducibile alla sparizione della donna, di questo Gianelli è convinto. Lanza, meglio noto come “lo sceriffo”, rischia sì per il possesso illegale di armi modificate – potrebbe subire una condanna fino a sei anni di reclusione – ma il fatto che abbia commesso gesti violenti non è dimostrabile. Intanto però resta in carcere e viene descritto, dall’avvocato che gli fa periodicamente visita, come disorientato e affaticato, capace a malapena di camminare, iperteso e affetto da diabete – dunque in condizioni non compatibili con la detenzione in prigione. Gianelli vorrebbe gli arresti domiciliari, ma c’è un problema: la casa di Lanza è ancora sequestrata; alcuni indumenti sono stati presi in esame ma lasciati momentaneamente dov’erano poiché riconducibili alla madre di lui e non alla donna scomparsa; i tempi per le perizie su tutti i reperti portati via dalle forze dell’ordine sono lunghi, fino a 40 giorni per il campionamento biologico. Lanza, insiste l’avvocato, non può stare in carcere così a lungo. Intanto la pista d’indagine che conduceva a lui somiglia sempre più a un vicolo cieco, l’unico avvistamento certo di Daniela Ruggi rimane quello di fine ottobre alla comunità Porta Aperta di Modena, della compagnia con cui si presentò allora nessuna traccia; altre piste potrebbero emergere dai luoghi che Daniela Ruggi frequentava, tra cui la casa in cui abitava a Vitriola e che non è stata ancora perquisita.