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Fuga di Cavallari, Di Giacomo: “Troppi interrogativi senza risposta”. VIDEO

Secondo il segretario generale del sindacato Polizia Penitenziaria, la latitanza del giovane potrebbe essere stata preparata in carcere. Investigatori al lavoro per individuare i complici.

Bomporto (MODENA) – La pista dei soldi che ha portato alla cattura di Andrea Cavallari potrebbe rivelarsi decisiva anche per individuare la rete dei complici. Coloro che hanno materialmente aiutato il 26 enne di Bomporto, in carcere alla Dozza per la strage di Corinaldo a evadere approfittando del permesso premio per la laurea. Una fuga pianificata con meticolosità come dimostra la disponibilità immediata di soldi, auto, cellulare e documenti fittizi di cui ha beneficiato Cavallari. Il giovane ha potuto trascorrere una latitanza di lusso in Spagna, tra hotel, negozi e ristoranti. Una vacanza a tutti gli effetti per Antonio Saitta, il nome falso di cui si serviva e che figurava sulla carta d’identità contraffatta trovata in suo possesso. Determinanti per arrivare fino a lui sono state le tracce lasciate attraverso i pagamenti elettronici effettuati con una carta di credito intestata, come è emerso, a una ragazza sua coetanea ma risultata estranea ai fatti. Carta nella cui disponibilità vi erano svariate migliaia di euro. Chi ha dato a Cavallari quei soldi? Potrebbero essere il frutto di attività di spaccio di droga messe in atto durante il periodo di detenzione in carcere? Oppure il giovane è stato protetto da una rete criminale che aveva interesse a sostenerne la fuga?
“Troppi interrogativi attendono una risposta” dichiara Aldo Di Giacomo segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria che in un comunicato mette in guardia dal livello di potere raggiunto dai clan nelle carceri italiane, parlando di “salto di qualità” e di “piani molto avanzati per l’estensione della rete criminale”. Forse – almeno questo è l’auspicio – ad alcune di queste domande si potrà dare risposta con l’estradizione di Cavallari in Italia, attesa entro la fine del mese.

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