A Gaiato di Pavullo tra il 1972 e il 1977 prese vita un’esperienza che anticipò la legge Basaglia che pose fine ai manicomi. Un centro psichiatrico nato dalla volontà di un piccolo team di giovani medici e infermieri. Da quell’esperienza è nato un libro.
PAVULLO (Modena) – Scatti in bianco nero, ritratti di esistenze, quei matti che negli anni 70 nessuno voleva e allora venivano rinchiusi in strutture lager. Pochi anni prima della grande rivoluzione di Basaglia che nel 1978 mise fine ai manicomi nacque a Gaiato di Pavullo una realtà del tutto nuova , un centro psichiatrico nell’edificio dell’ex sanatorio. Una sfida nata dalla volontà di un piccolo team e di psichiatri e infermieri. La sua storia è raccolta in un libro speciale “Siamo matti”? presentato al Caffè Concerto in un incontro moderato dal direttore di Trc Ettore Tazzioli. Immagini e testi di un capitolo di storia Rolando Montanini aveva poco più di vent’anni era appassionato di fotografia.
L’impatto sul territorio del centro psichiatrico di Gaiato si fece sentire, prima il rifiuto, poi la diffidenza e infine l’accettazione da parte dei residenti di Pavullo, quei matti in fin dei conti erano persone e quel cancello aperto il percorso al contrario verso la libertà dopo anni di segregazione
Gaito fu un’esperienza rivoluzionaria, i pazienti del Frignano che fino ad allora erano stati rinchiusi nel manicomio di Reggio Emilia o in altre strutture tornarono nella loro terra per essere curati da giovani ed entusiasti psichiatri allievi proprio d Basaglia; tra loro Leo Lo russo e Luigi Tagliabue, tra i protagonisti di quell’incredibile progetto.