L’oggetto più prezioso del patrimonio estense, considerata tra i più grandi capolavori dell’arte rinascimentale italiana, sarà esposta nella capitale in occasione del Giubileo, fino a gennaio.
ROMA – Arrivò a Modena nel 1598 ed è oggi l’oggetto in assoluto più prezioso del patrimonio estense. Un meraviglioso scrigno di miniature, tripudio di oro e lapislazzuli, uno dei più grandi capolavori dell’arte rinascimentale italiana. Tornerà a Roma dopo un secolo in occasione del Giubileo e verrà esposta nella Biblioteca del Senato, a Palazzo della Minerva, fino al 16 gennaio in una mostra che vuole celebrare il patrimonio artistico e spirituale del Paese con un’opera che, per valore e storia, costituisce un simbolo della rinascita culturale italiana del Quattrocento e del mecenatismo estense. La Bibbia di Borso d’Este fu realizzata tra il 1455 e il 1461 per volontà del duca Borso d’Este, signore di Ferrara, Modena e Reggio. A eseguirla furono il calligrafo Pietro Paolo Marone es una squadra di miniatori guidati da Taddeo Crivelli e Franco dei Russi, artisti di straordinario talento. La recupero’ Giovanni Treccani a Parigi nel 1923 acquistandola da un antiquario che l’aveva messa in vendita. Il titolo della mostra è “Et Vidit Deus Quod Esset Bonum” (“E Dio vide che era cosa buona”), cita il passo della Genesi che scandisce i giorni della Creazione, alludendo alla perfezione e all’armonia del mondo. L’esposizione di Roma è un evento eccezionale se si pensa che anche in Biblioteca Estense viene mostrata al pubblico in rarissime occasione e con solo quattro pagine