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In marcia anche la delegazione modenese di CNR e ARTED. Stipendi bassi e totale incertezza per circa un terzo dei “cervelli”

MODENA – Ricercatori in protesta contro lo “zero” in manovra per le regolarizzazioni dei contratti. Colpita anche Modena, dove lunedì il Consiglio Comunale ha approvato una mozione per chiedere fondi urgenti al Governo. E intanto interi rami di studio muoiono assieme ai contratti di chi se ne occupava. Contratti precari e stipendi bassissimi in rapporto alle competenze, spesso meno di duemila euro al mese con punte al ribasso di 1.500: è lo stato dell’arte della ricerca italiana, ieri il corteo a Roma per lamentare ancora una volta la totale assenza di fondi in manovra per le regolarizzazioni che tanto servono. Da una parte c’è ARTED, l’associazione dei ricercatori universitari a tempo determinato, dall’altra il CNR che a Modena vanta una sessantina di ricercatori di cui un terzo precario, proporzione che si ripropone identica a livello nazionale. Una mobilitazione analoga a quelle che punteggiano questa settimana ha portato, lo scorso anno, allo sblocco di circa 10 milioni di euro, sufficienti però per appena 180 regolarizzazioni sulle 4mila necessarie. I sindacati e il centrosinistra offrono il loro sostegno – così è stato anche lunedì in consiglio comunale a Modena. È un inizio, spiega Andrea, ma la situazione è critica. E se al CNR la ricerca soffre, in ambito universitario è in crisi piena: a Modena, dove i ricercatori censiti lo scorso maggio erano 200 sommati a circa 500 assegnisti, in pochi mesi i numeri sono precipitati e UNIMORE ha perso, dal maggio scorso, almeno una decina di cervelli al mese.

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