Al centro dell’inchiesta falsi rimborsi spesa. 260mila euro di beni sequestrati a un responsabile amministrativo di un dipartimento. Sotto la lente 750 pagamenti effettuati dal 2013 al 2020. Coinvolti docenti, ricercatori e dottorandi.
MODENA – Le indagini sono state avviate a seguito della denuncia-querela presentata dall’Università di Modena e Reggio Emilia, dopo aver riscontrato anomalie all’interno della gestione amministrativo-contabile del dipartimento di scienze chimiche e geologiche di via Campi. E’ partita così un’articolata indagine che vede indagate complessivamente 18 persone. Gli uomini della guardia di finanza di Modena hanno ricostruito come il responsabile amministrativo, un 64enne tutt’ora in servizio, avesse disposto indebiti pagamenti per circa 260mila euro. Nello specifico, il principale indagato, nel periodo tra il 2013 e il 2020, potendo disporre dell’accesso al sistema gestionale e dei dispositivi di firma digitale, aveva falsamente attestato circa 750 pagamenti. Sui bonifici venivano riportate causali fittizie come “pagamento fornitori” o “rimborso piccole spese”: prestazioni mai rese e spese non realmente sostenute, determinando così un ingiusto vantaggio patrimoniale a favore di sé stesso nonché di altri, tra cui addetti amministrativi, docenti universitari, dottorandi, assegnisti di ricerca, in qualità di beneficiari degli indebiti pagamenti. Con l’ipotesi di reato di peculato, falsità ideologica e truffa aggravata, nella giornata di giovedì, su delega della Procura della Repubblica, i militari della guardia di finanza hanno disposto, nei confronti del principale indagato, il sequestro di disponibilità finanziarie e quote di due immobili situati nelle province di Modena e Foggia, per un importo complessivo pari a quello sottratto all’Ente pubblico. Dal canto suo Unimore, dopo avere disposto accertamenti interni, ha avviato le procedure necessarie per il recupero delle somme indebitamente erogate: ad oggi sono stati recuperati oltre 100mila euro. “Piena fiducia nell’operato della magistratura” scrive l’Università in una nota, aggiungendo che, qualora si pervenga all’instaurazione di un giudizio, l’Ateneo si costituirà parte civile, a tutela dell’interesse pubblico e dell’integrità dell’istituzione.