L’imprenditore mirandolese è di nuovo dei guai: aveva creato crediti fiscali fittizi per seicento milioni di euro, riuscendo a farsene liquidare dieci dallo Stato prima di essere fermato dalla Guardia di Finanza.
MODENA – Dal decreto “Cura Italia” ai tempi del Covid fino alla più recente tragedia dell’alluvione: tutto faceva gioco a Massimiliano Sciava, imprenditore mirandolese, e ad altri cinque indagati che tramite fondi fittizi di sostegno alle imprese generavano crediti fiscali altrettanto fasulli. Quando la Guarda di Finanza è intervenuta, dieci milioni di euro erano già stati indebitamente sottratti allo Stato, una cifra enorme che tuttavia non era che la punta dell’iceberg. In totale il sodalizio aveva creato crediti fittizi per seicento milioni di euro, un mare di soldi cui si accedeva tramite un canale teoricamente legittimo – anzi, addirittura filantropico: una donazione alle imprese danneggiate.
Circa quaranta le imprese già cascate nella trappola, che ora sono indagate a loro volta ma hanno sporto querela contro Sciava e i suoi dichiarandosi ignare della falsità dei crediti e, dunque, danneggiate: il sito del “Fondo Nazionale per lo Sviluppo Economico”, inventato di sana pianta dai truffatori, sembrava legittimo a una prima occhiata, ma era collegato a un conto corrente in Irlanda riconducibile all’imprenditore mirandolese. I reati ipotizzati vanno dal riciclaggio al falso in bilancio, fino alle indebite compensazioni di crediti inesistenti, sempre più frequenti nelle cronache e legate all’enorme quantità di incentivi basati sul credito fiscale attualmente in vigore. Sciava, che era già agli arresti domiciliari per altri reati tributari, è stato ora trasferito in carcere: troppo alto il rischio che, da casa, ripeta il reato. Nel frattempo gli sono stati anche sequestrati due milioni di euro in beni mobili e immobili, che vanno a sommarsi ad altri tre milioni sempre congelati a seguito di indagini da parte della Guardia di Finanza.