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Peste suina africana, scattano le prime restrizioni nel modenese

enti locali 600Û seminario roma (pagato03/02/2020)

Frassinoro, Fiumalbo e Pievepelago entrano nella Zona di restrizione 1. Attività all’aperto consentite, ma cittadini invitati a pulire le scarpe e segnalare eventuali carcasse. Gli allevamenti suini rispettano le norme di biosicurezza e la malattia non rappresenta rischio per l’uomo.

MODENA – Dopo il ritrovamento di cinghiali infetti in Garfagnana, i Comuni di Frassinoro, Fiumalbo e Pievepelago entrano nella Zona di restrizione 1. La misura, prevista dal regolamento europeo e recepita dalla Regione Emilia-Romagna, mira a contenere la diffusione della peste suina africana e proteggere gli allevamenti locali. Mercoledì, una riunione straordinaria del Servizio veterinario Ausl di Modena ha riunito Polizia provinciale, Ente Parco Emilia Centrale e associazioni venatorie per definire le misure operative. Per i cittadini non cambiano le attività all’aperto: escursioni, raccolta funghi, tartufi e castagne sono consentite. L’unico avvertimento è di pulire bene le scarpe o cambiarle, per evitare di trasportare il virus. La Polizia provinciale invita inoltre a segnalare eventuali carcasse, indicando foto e coordinate GPS, così da agevolare il recupero da parte delle autorità. Le restrizioni riguardano soprattutto la caccia al cinghiale, mentre gli allevamenti suini devono continuare a rispettare le rigide norme di biosicurezza già in vigore. Le autorità rassicurano: la malattia non è pericolosa per l’uomo né per altri animali domestici. La Regione Emilia-Romagna ha attivato il numero 051 6092124 per segnalare cinghiali morti o resti di carcasse. Sul territorio modenese è attivo da anni il Gruppo operativo territoriale (GOT), impegnato a monitorare e prevenire la diffusione del virus. Grazie al Piano di controllo regionale, la popolazione di cinghiali può essere gestita senza limiti numerici o orari, assicurando interventi continui su tutto il Territorio. Con queste misure, le autorità puntano a arginare il contagio e proteggere sia il territorio sia gli allevamenti, mantenendo alta la sorveglianza nei comuni modenesi più a rischio

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