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Il giorno del 45esimo anniversario della strage alla stazione di Bologna che fece 85 morti e oltre 200 feriti. Presente a rappresentare il governo la ministra Anna Maria Bernini che è stata contestata durante la cerimonia a Palazzo d’Accursio. Fischi anche contro il presidente del Senato Ignazio La Russa.

BOLOGNA – Era un sabato anche quel giorno di 45 anni fa quando una bomba esplose alla stazione di Bologna causando 85 vittime e oltre cento feriti e segnando profondamente la storia del nostro Paese. Le vittime modenesi furono tre: Euridia Bergianti di 49 anni originaria di Campogalliano, Carla Gozzi di 36 anni e il suo fidanzato Umberto Lugli di 38 anni entrambi in partenza per le vacanze. Oggi il giorno della commemorazione con un momento in municipio a palazzo d’Accursio poi da lì la partenza del corteo fino alla stazione per la manifestazione conclusiva. In migliaia hanno partecipato sfilando tra gli applausi.

“La strage della Stazione di Bologna ha impresso sull’identità dell’Italia un segno indelebile di disumanità da parte di una spietata strategia eversiva neofascista che mirava a colpire i valori costituzionali, le conquiste sociali e, con essi, la nostra stessa convivenza civile”. Lo afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.    “Il 2 agosto di quarantacinque anni fa – ricorda il capo dello Stato – con i corpi straziati, i tanti morti innocenti, la immane sofferenza dei familiari, lo sconvolgimento di una città e, con essa, dell’intera comunità nazionale, è nella memoria del Paese. Bologna, l’Emilia-Romagna, l’Italia, risposero con prontezza e fermezza, esprimendo tutta la solidarietà di cui sono capaci, respingendo il disegno destabilizzante, le complicità presenti anche in apparati dello Stato, le trame di chi guidava le mani stragiste. Nel giorno dell’anniversario – prosegue – , si rinnovano alle famiglie delle vittime i sentimenti di vicinanza. Espressione di una comunità coesa che aderisce a quei principi democratici, che gli artefici della strage volevano cancellare, generando paura per minare le istituzioni, cercando di spingere il Paese verso derive autoritarie, con responsabilità accertate grazie al tenace lavoro di Magistrati e servitori dello Stato”.    “Merita la gratitudine della Repubblica la testimonianza dell’Associazione dei familiari delle vittime, che ha sempre tenuto accesa la luce sul percorso che ha portato a svelare esecutori e mandanti, prezioso esempio di fedeltà ai valori costituzionali, specie per i giovani”, conclude Mattarella.

Contestata la ministra Bernini, arrivata a Bologna in rappresentanza del governo, dopo aver detto che si dissociava da molte delle parole che sarebbero state dette sul palco. “Crediamo alla sua personale buona fede, ma non alla solidarietà del governo” ha detto un contestatore isolato, che ha ricordato tra gli applausi del pubblico come le sentenze attribuiscano alla strage una matrice neofascista e i mandanti in capo alla P2. E la sua posizione Anna Maria Bernini l’ha ribadita anche dopo alla stampa. Una raffica di fischi ha sottolineato invece il passaggio in cui, dal palco, il presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi, ha citato il presidente del Senato Ignazio La Russa: nel 2007, quando era senatore, “presenziò ai funerali del terrorista Nico Azzi che il 7 aprile 1973 tentò una strage sul treno Torino-Roma e fornì le bombe a mano che cinque giorni dopo due missini usarono per uccidere il poliziotto Antonio Marino durante un corteo del Msi a Milano”, ricorda Bolognesi. “Ecco, mi avete fatto perdere il segno”, ha scherzato il presidente dell’Associazione in risposta ai fischi.

Diversi gli affondi di Paolo Bolognesi nel suo ultimo intervento da presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della strage. “Sappiamo bene che gli amici degli stragisti non si collocano solo a destra, perché il partito dei nemici della verità è trasversale, così come era trasversale la famigerata loggia massonica P2 – ha detto Bolognese dal palco -. È però un fatto che tutti gli stragisti italiani passarono dal Movimento Sociale Italiano, partito costituito nel 1946 da esponenti della Repubblica Sociale Italiana (allora in gran parte latitanti perché ricercati dalla nuova giustizia della Repubblica democratica), che fino all’ultimo avevano combattuto con i tedeschi contro i partigiani, partito che si collocava apertamente contro la nascente Costituzione nata nel 1947 e ispirata alla lotta di Liberazione”.

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