Nabil Hmadine, il 40enne marocchino parte offesa nel processo che ha visto condannati due assistenti della Polizia Locale di Sassuolo per il reato di tortura afferma di non provare rancore e di volere solo lasciarsi alle spalle questa vicenda
SASSUOLO – Nessun rancore , soltanto la ricerca della giustizia. Nabil Hmadine non vuole puntare il dito contro nessuno, nemmeno contro i due assistenti della polizia locale di Sassuolo condannati a 4 anni per il grave reato d tortura, fatti accaduti al pronto soccorso dell’ospedale di Sassuolo il 15 ottobre del 2021 dove Nabil marocchino 41enne, residente a Viano in provincia di Reggio Emilia, venne trasportato in stato confusionale a causa di una grave crisi ipoglicemica dovuta al diabete. Gli agenti scambiarono il suo stato per gli effetti di droghe e per contenerlo gli immobilizzarono le braccia incastrate nelle sponde della barella e lo percossero. Sono anche accusati di falso ideologico per avere redatto un rapporto non veritiero Nabil a causa della crisi ipoglicemica ricorda poco o nulla di quelle ore. Fu il personale sanitario in servizio al pronto soccorso a denunciare quanto stava accadendo.
A processo sono andati 4 agenti, due dei quali sono stati prosciolti per non aver commesso il fatto.
Ora Nabil, in Italia 20 anni dove lavora da sempre come elettricista, vuole chiudere questo capitolo e andare avanti con la sua vita