“Motivi umanamente comprensibili” dietro al doppio femminicidio commesso da Salvatore Montefusco. Fanno discutere le motivazioni della sentenza a carico dell’uomo, condannato a 30 anni di carcere. “Siamo increduli” – ha detto l’avvocato difensore della famiglia.
MODENA – Arrivato incensurato a 70 anni, non avrebbe mai perpetrato delitti di così rilevante gravità se non spinto dalle nefaste dinamiche familiari che si erano col tempo innescate”. E ancora “la situazione che si era creata nell’ambiente familiare lo ha indotto al tragico gesto, compiuto per motivi umanamente comprensibili”. Queste alcune delle frasi che si leggono nel dispositivo di 213 pagine della Corte di Assise di Modena che così motiva la sentenza a carico di Salvatore Montefusco, imputato per aver ucciso moglie e figlia di il 13 giugno 2022. L’uomo è stato condannato a 30 anni per un doppio femminicidio e non all’ergastolo perché non sono state riconosciute a suo carico diverse aggravanti. Il giorno prima dell’udienza di separazione imbracciò un fucile e davanti al figlio minorenne della coppia uccise prima la madre Gabriela di 47 anni e poi la figlia di lei, Renata, di 22. Motivazioni che fanno già discutere soprattutto in alcuni passaggi che sembrano quasi giustificare il gesto dell’uomo. Siamo increduli, ha commentato l’avvocato difensore della famiglia Barbara Iannuccelli.
Numerose le reazioni politiche alle motivazioni della sentenza sul doppio femminicidio di Castelfranco Emilia. La deputata modenese del Movimento 5 stelle Stefania Ascari si dice turbata e sottolinea le criticità sul modo in cui l’apparato giudiziario tratta la violenza di genere, con la tendenza a ridurre la violenza a semplice conflittualità e il tentativo di giustificare le azioni del carnefice. Motivazioni che contribuiscono a minimizzare la violenza maschile contro le donne. La Ascari chiede anche di introdurre corsi di formazione specifici per magistrati, avvocati e operatori delle forze dell’ordine e dei servizi sociali.
La ministra per la famiglia Eugenia Roccella parla di sentenza con elementi preoccupanti, che rischiano di provocare arretramenti nella lotta contro i femminicidi