Il caro bollette pesa su famiglie e imprese, quelle piccole in particolare, ma anche sui distretti, come quello delle ceramiche. Lo dice un’indagine della Cgia di Mestre. Anche per Confapi Emilia i costi energetici alti stanno creando situazioni insostenibili
MODENA – Per povertà energetica si intende la condizione in cui una famiglia o un individuo non può accedere ai servizi energetici essenziali, come riscaldamento, illuminazione, acqua calda e utilizzo di elettrodomestici.
Tremano anche molti distretti produttivi, quello ceramico nella nostra realtà. Le difficoltà, dice un’indagine dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, si sono acuite dopo lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. Se le tensioni geo-politiche in corso dovessero precipitare, con una conseguente impennata dei prezzi delle materie prime, non è da escludere che queste realtà manifatturiere sia destinate a scivolare verso l’ennesima crisi economica. Rispetto alla povertà energetica la nostra regione si pone a metà classifica nazionale con oltre 300 mila le situazioni di povertà energetica, cioè il 7%. Le situazioni più critiche si aggirano sul 20%. Mettendo a confronto i costi energetici delle piccole con quelli delle grandi imprese, infatti, emerge un differenziale che penalizza enormemente le prime. Sempre secondo la Cgia di Mestre, se per le bollette dell’energia elettrica gli artigiani, gli esercenti, i negozianti e i piccoli imprenditori pagano il 55 per cento in più delle grandi industrie manifatturiere e/o commerciali, per quelle del gas addirittura il doppio. Anche per Confapi Emilia i costi energetici alti stanno creando situazioni insostenibili per le imprese con il rischio di “soffocarle”. Aziende, ma anche singoli e famiglie: questo l’identikit del capofamiglia in povertà energetica: disoccupato, pensionato solo e, in molti casi, lavoratore autonomo.